Endometriosi

Illustrazione di un corpo femminile per descrivere l'endometriosi

 

L’endometriosi è una patologia infiammatoria sistemica caratterizzata dall’accumulo, in sede anomala, di tessuto simile, ma non uguale, all’endometrio che, invece, ricopre la cavità uterina.

 

Indice degli argomenti

 

 

 

 

Che cos’è l’endometriosi

L’endometriosi è una patologia infiammatoria sistemica (ha un impatto su tutto il corpo), cronica (perdura nel tempo) ed eterogenea (si presenta con una grande varietà di sintomi) caratterizzata dall’accumulo, in sede anomala, di tessuto simile, ma non uguale, all’endometrio che, invece, ricopre la cavità dell’utero. Molto spesso, anche nella comunità medico scientifica, viene utilizzata una definizione scorretta parlando di tessuto endometriale in sede extrauterina. Correggere questa definizione è importante perché influisce su come viene diagnosticata e trattata la malattia.

 

L’endometrio è la mucosa che, normalmente, riveste la parete della cavità uterina. Il tessuto da cui è formato è composto da due strati: lo strato basale, che ha un ruolo germinativo, ovvero serve a rigenerare lo strato funzionale e lo strato funzionale. Quest’ultimo va incontro a modificazioni durante il corso del ciclo mestruale. Esso, infatti, si accresce nell’eventualità di un impianto embrionale, ma in assenza di gravidanza, si sfalda durante le mestruazioni, per poi ripararsi grazie allo strato basale.

 

L’endometriosi è una patologia in cui un tessuto simile a quello appena descritto, ma con specifiche differenze biologiche ed istologiche, si accumula in sedi anomale causando infiammazione, alterazioni funzionali degli organi colpiti e, frequentemente, dolore. L’endometriosi non è una patologia ginecologica perché non colpisce unicamente gli organi dell’apparato riproduttivo, come ovaie o utero (in quest’ultimo caso si parla, più precisamente, di adenomiosi). Focolai di tessuto simil-endometriale possono, infatti, trovarsi anche in altre sedi come vescica, apparato gastrointestinale e urinario, torace e sistema nervoso. Tali accumuli possono presentarsi superficialmente o essere infiltranti.

 

In Italia soffre di endometriosi il 10-15% delle donne in età fertile ed è una patologia che interessa il 30-50% delle donne infertili o con problemi di fertilità. Nel mondo, si stima ci siano 200 milioni di persone colpite. I numeri delle persone colpite sono, in realtà, molto più alti. L’endometriosi, infatti, è una patologia largamente sotto-diagnosticata con un ritardo diagnostico di circa 7.5 anni a causa di nozioni arretrate e non corrette largamente diffuse.

 

 

 

 

 

Quali sono le cause dell'endometriosi

Le cause dell’endometriosi, e più precisamente l’origine dei focolai endometriosici, non sono ancora note e, ad oggi, non esiste un’unica teoria a riguardo. Ci sono, però, alcune ipotesi. Ecco le più comuni:

  • Mestruazione retrograde: secondo questa teoria le cellule endometriali raggiungerebbero la sede anomala attraverso il sangue mestruale che, invece di fluire verso l’esterno del corpo, ritorna indietro verso la pelvi lasciandole depositare sulla parete degli organi pelvici e sul peritoneo. Questa teoria è molto popolare, ma imprecisa e sempre più esperti in materia la ritengono superata. I sintomi della malattia, infatti, possono comparire anche prima delle mestruazioni, in persone che non mestruano, ma soprattutto la mestruazione retrograda è comune in persone che non hanno endometriosi.
  • Origine embrionale: questa teoria si basa sull’ipotesi che cellule, originariamente destinate a far parte dell’apparato riproduttivo femminile, possano essere migrate in sede anomala durante lo sviluppo embrionale dove poi sono maturate in focolai endometriosici sotto l’influenza ormonale.
  • Trasformazione cellulare: questa teoria suggerisce che gli impianti di endometriosi potrebbero derivare da cellule che normalmente costituiscono il tessuto peritoneale (che ricopre la cavità addominale). Questo processo potrebbe essere innescato da fattori esterni, come sostanze chimiche che disturbino il sistema endocrino (importante per gli ormoni), o interni, come alterazioni ormonali o di natura immunitaria.

 

Oltre all’origine delle cellule che compongono le lesioni, ancora oggi, non sono chiari i fattori necessari per il loro sviluppo e mantenimento anche se aspetti ambientali, genetici, ormonali e di natura infiammatoria sembrano avere un coinvolgimento.

 

 

Quali sono i sintomi dell’endometriosi?

L’endometriosi è una patologia infiammatoria con una natura estremamente eterogenea il che significa che la sintomatologia può variare, anche in modo consistente, tra persone fino ad avere un impatto significativo sulla qualità di vita. La sintomatologia può comparire anche prima del menarca (prima mestruazione) e perdurare dopo la menopausa. Inoltre, la gravità dei sintomi non è necessariamente proporzionale all’estensione della malattia.

 

I sintomi più comuni che la contraddistinguono sono:

  • dolore pelvico cronico, ossia dolore localizzato nell’area pelvica, ma che si può irradiare all’inguine, regione sovrapubica e lombare così come a vagina e vulva o alle gambe;
  • dismenorrea, dolore addominale intenso associato alle mestruazioni;
  • dispareunia, ovvero dolore durante i rapporti sessuali;
  • dolore durante la minzione o la defecazione;
  • dolore all’utilizzo di assorbenti interni o impossibilità di utilizzarli per via del dolore;
  • spotting, ossia perdite di sangue tra una mestruazione e l’altra;
  • flusso mestruale abbondante;
  • sintomi gastrointestinali come gonfiore, nausea, stitichezza o diarrea;
  • stanchezza cronica, insonnia, confusione mentale e alterazioni dell’umore;
  • alterazione della fertilità.

 

 

Donna seduta sul letto mentre si stringe l'addome a causa dei dolori provocati dall'endometriosi

 

 

Quali sono le complicazioni dell’endometriosi?

L’endometriosi è una patologia progressiva e, se non diagnosticata per tempo, o non gestita adeguatamente può portare a complicanze anche gravi come:

  • formazione di endometriomi anche detti “cisti cioccolato”;
  • formazione di aderenze ossia di bande di tessuto fibroso tra o intorno agli organi;
  • alterazione o perdita della funzionalità degli organi;
  • infertilità.

 

 

Come si esegue la diagnosi dell’endometriosi?

Uno medico specialista in ginecologia con esperienza in endometriosi potrebbe sospettare la malattia sulla base della storia clinica e, quindi, della sintomatologia. Infatti, molte persone che ricevono una diagnosi, benché con ritardo, presentano molti, se non tutti, i segni tipici di questa condizione.

 

L’ecografia transvaginale e la risonanza magnetica vengono comunemente indicate come tecniche diagnostiche di prima scelta, ma dovrebbero essere utilizzate con cautela perché possono dare risultati negativi anche in presenza di malattia. In caso contrario, possono essere di aiuto allo specialista per valutare localizzazione, estensione e progressione della malattia.

 

Nonostante ciò, una biopsia e un’analisi del tessuto prelevato durante una laparoscopia sono, ad oggi, ancora molto spesso utilizzate per confermare diagnosi. Dati i rischi che comporta un intervento chirurgico in persone con endometriosi è, però, essenziale valutare benefici e controindicazioni di una laparoscopia diagnostica, rivolgendosi a professionisti specializzati.

 

 

Paziente donna seduta su un lettino mentre la ginecologa esegue delle palpazioni sull'addome per diagnosticare l'endometriosi

 

 

Come è possibile curare l’endometriosi?

Ad oggi, non esiste una cura per l’endometriosi. Ci sono, però, delle strategie che possono aiutare a limitarne le conseguenze e gestirne i sintomi. Essendo una patologia complessa ed eterogena, l’approccio può variare da paziente a paziente e richiedere la collaborazione tra specialisti. Questo, infatti, potrebbe essere farmacologico, non-farmacologico e/o chirurgico. Spesso è la combinazione di queste strategie a dare i risultati migliori. In generale, una diagnosi il più precoce possibile e l’individuazione delle terapie sintomatologiche più appropriate sono cruciali per limitare complicazioni come dolore cronico, infertilità o perdita di funzionalità degli organi e per garantire una buona qualità di vita.

 

Da un punto di vista farmacologico, lo/a specialista potrebbe consigliare antinfiammatori e antidolorifici e/o suggerire l’utilizzo di contraccettivi ormonali da assumere con pausa mensile/trimestrale o in modo continuativo, ad uso locale (come spirale o anello), per via orale (pillola estroprogestinica o progestinica) o con iniezione. È importante che, in presenza di dolori importanti, questi farmaci vengano prescritti dopo diagnosi accertata dato che potrebbero mascherare i sintomi della malattia e sapere che queste terapie non curano la malattia in sé.

 

La fisioterapia potrebbe risultare altrettanto efficace dato che, ad esempio, il pavimento pelvico può essere contratto e ipertonico a causa dell’infiammazione. In questo caso, quindi, è bene rivolgersi a professionisti/e con una specializzazione in riabilitazione del pavimento pelvico. Contro quanto spesso comunicato alle pazienti, non esiste, invece, una dieta contro l’endometriosi. Il supporto di un/a nutrizionista formato, può, però, essere utile per gestire, ad esempio, la sintomatologia gastrointestinale e, più in generale, il benessere della persona. Inoltre, dato l’impatto della malattia sulla qualità di vita, potrebbe essere utile un supporto psicologico.

 

Benché non necessariamente indicata per tutte le persone affette da endometriosi, la resezione chirurgica dei focolai (escissione) tramite laparoscopia potrebbe apportare benefici. Anche in questo caso, è consigliato rivolgersi a chirurghi specializzati. Molto spesso, infatti, viene eseguita una chirurgia di rimozione (ablazione) e non di resezione, cosa che può aumentare il rischio di recidiva, e quindi, chirurgie multiple.

 

Infine, a causa di una profonda disinformazione, è nozione diffusa, anche tra i professionisti del settore, che rimozione degli organi riproduttivi (ad esempio isterectomia), una gravidanza, o la menopausa siano curative. Se sospetti di avere l’endometriosi o hai ricevuto una diagnosi sappi che questo tipo di approccio è scorretto e potenzialmente pericoloso.

 

[Articolo aggiornato il 28/12/2022]

 

 

Fonti

  • Critchley HOD, Maybin JA, Armstrong GM, Williams ARW. Physiology of the Endometrium and Regulation of Menstruation. Physiol Rev. 2020 Jul 1;100(3):1149-1179.
  • International Working Group of AAGL, ESGE, ESHRE and WES. An international terminology for endometriosis, 2021. Hum Reprod Open.2021; 2021(4): hoab029. PMID: 34693033
  • Fischer, J., Giudice, L. C., Milad, M., Mosbrucker, C., & Sinervo, K. R. (2013). Diagnosis & management of endometriosis: pathophysiology to practice. APGO Educational Series on Women’s Health Issues.
  • Hugh S TaylorAlexander M Kotlyar,Valerie A Flores. Endometriosis is a chronic systemic disease: clinical challenges and novel innovations PMID:  Lancet, 2021 Feb 27;397(10276):839-852.
  • https://centerforendo.com/endometriosis-understanding-a-complex-disease

Autore

Federica La Russa
Federica La Russa

Neuroimmunologa e medical writer. Dottorato in Neuroscienze al King’s College London. Ricercatrice immunologia e COVID-19 al National Institutes of Health USA.

In sintesi

L’endometriosi è una patologia infiammatoria sistemica cronica caratterizzata dalla presenza di tessuto simil-endometriale in sede anomala.

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