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Tumore della prostata (Neoplasia della prostata)

Illustrazione dell'organo genitale maschile per descrivere il tumore alla prostata

 

Il tumore della prostata o cancro alla prostata è il più comune tra i tumori negli uomini (dopo il cancro della pelle) e in molti casi può essere trattato con successo.1 Questa patologia si presenta quando le cellule che compongono il tessuto della ghiandola prostatica iniziano a riprodursi senza controllo.Se il tumore ha natura maligna si parla di carcinoma della prostata. Se, inoltre, si diffonde coinvolgendo altre parti del corpo, il tumore viene definito metastatico (tumore della prostata metastatico).

 

La prostata è una piccola ghiandola presente negli uomini, posizionata sotto la vescica e davanti al retto (l’ultima parte dell’intestino).2 Il suo ruolo è quello di produrre una parte del liquido seminale (liquido contenente spermatozoi, le cellule sessuali maschili deputate alla riproduzione), che viene portato all’esterno attraverso l’uretra, un tubo che passa attraverso la prostata e che ha anche il ruolo di trasportate l’urina.2 In condizioni fisiologiche normali, la prostata è grande quanto una noce, ma potrebbe aumentare di dimensione a causa di alcuni disturbi e all’aumentare dell’età, che possono essere associati con alterazioni inerenti la minzione (l’atto di urinare).3

 

Indice degli argomenti

 

 

Quanto è diffuso il tumore della prostata

Il tumore alla prostata è il tipo di tumore più frequente tra gli uomini occidentali e in Italia rappresenta circa il 20% di tutti i tumori diagnosticati negli uomini che hanno più di 50 anni.4 L’incidenza di questa patologia è aumentata negli ultimi anni, soprattutto nel 2000, ma questo dato è attribuibile al fatto che si è diffuso sempre di più l’uso del test PSA (antigene prostatico specifico), che è un utile strumento di diagnosi.4

Si stima che in Italia ci siano circa 34.800 nuovi casi all’anno in generale3, ma la distribuzione di questa patologia è diversa in tutta Italia.4

Questa differenza di distribuzione non è solo dovuta ad un diverso utilizzo del test diagnostico, ma anche ad una diversa esposizione a fattori di rischio e con differenze nello stile di vita (tipo di dieta (sono numerosi i cibi da evitare), minore esposizione agli antiossidanti).4

 

Se diagnosticato per tempo, questo tipo di tumore può essere trattato con successo.2

 

Per approfondire: Tumore alla prostata e aspettativa di vita

 

 

 

I fattori di rischio della neoplasia della prostata

Non è ancora chiaro con esattezza quali siano le cause dello svilupparsi di questo cancro, ma diventa sempre più evidente che il tumore alla prostata è influenzato da vari fattori:LG AIOM

  • età (con l’avanzare dell’età aumenta il rischio che il tumore alla prostata si sviluppi);
  • etnia (negli uomini di razza nera questo tumore è più frequente e di solito si presenta ad un’età inferiore);
  • dieta troppo calorica e ricca di grassi;
  • obesità;
  • fumo.

 

È noto poi che esiste una componente familiare: alcuni geni mutati si possono trasmettere da genitori a figli e in questo caso la mutazione è presente in tutte le cellule del corpo. Questo è il caso delle mutazioni nei geni chiamati BRCA1 e BRCA2, denominati geni soppressori del tumore, responsabili anche del tumore al seno e all’ovaio. Esistono altre mutazioni ereditarie collegate all’insorgenza di tumore alla prostata come ad esempio la mutazione nel gene HPC1.3

 

Se sono, poi, presenti elevati livelli di ormoni, come ad esempio testosterone o IGF-1, vi è una maggiore predisposizione all’insorgenza del tumore alla prostata.LG AIOM

 

 

Illustrazione della cartina dell'Italia con i dati riferiti a nord, centro e sud dell'epidemiologia (diffusione) del tumore alla prostata nelle varie zone italiane

Elaborato da dati da “Linee guida AIOM per il carcinoma alla prostata del 2019”.

 

 

I sintomi del tumore della prostata

Il tumore alla prostata può non mostrare sintomi soprattutto se la malattia è in fase iniziale, ma se invece è un po’ più avanzata si possono manifestare sintomi come:2

  • difficoltà ad urinare e flusso urinario lento o debole;
  • stimolo ad urinare più frequente, soprattutto di notte;
  • ematuria (sangue nelle urine), sangue anche nello sperma;
  • disfunzione erettile;
  • ossa doloranti;
  • perdita involontaria di peso.

 

Se uno o più di questi sintomi si manifesta a lungo, si consiglia di consultare il proprio medico curante.

 

 

Come si diagnostica la neoplasia della prostata

Con la disponibilità del test PSA (Antigene Prostatico Specifico) le diagnosi di tumore alla prostata sono più frequenti, ma è ancora prematuro pensare che questo test possa essere utile come strumento di prevenzione da utilizzare su tutta la popolazione maschile indistintamente.4 Per questo motivo, effettuare test in uomini che non mostrano sintomi per prevenire il tumore alla prostata è ancora molto controverso.2

Questo test, infatti, può essere influenzato da diverse situazioni patologiche come ad esempio infezioni o iperplasie benigne.3

 

Un altro strumento per la diagnosi è l’esplorazione rettale, che potrebbe permettere al medico che lo esegue di toccare possibili noduli alla prostata.3

Se questi test risultano anormali, il medico può decidere di approfondire con altri esami in modo da poter effettuare una diagnosi più accurata prima di affermare se si è in presenza di un tumore o meno. L’unico test che permette di fare questa affermazione con dovuta sicurezza è una biopsia.3 

 

Prima di effettuare una biopsia si può pensare di fare una risonanza magnetica, esame diagnostico che permette di comprendere se la biopsia si rende veramente necessaria.3

In caso positivo, con un ago vengono prelevati dei campioni di tessuto della ghiandola prostatica per poi analizzarli, l’operazione viene solitamente condotta in day hospital.3

 

 

Dopo la diagnosi: punteggio di Gleasone e test genomico

Quando una biopsia conferma la presenza di un tessuto canceroso, il passo successivo è quello di determinare il livello di aggressività (grado) delle cellule tumorali.2

Le tecniche utilizzate per questo scopo includono:2

  • Punteggio di Gleason. La scala che viene utilizzata generalmente. Accosta due valori e consta in un range che va da un minimo di 2 (valore che indica un tumore non aggressivo) a un massimo di 10 (valore che indica un tumore molto aggressivo). Tuttavia i valori inferiori di questa scala sono utilizzati raramente.
    I punteggi più frequentemente riscontrati sono:
    • 6, per un cancro alla prostata considerato di basso grado
    • 7, per un cancro alla prostata di medio grado
    • 8-10, per un cancro alla prostata definito di grado elevato.2
  •  Test genomico. Con questo esame viene analizzato il DNA delle cellule tumorali allo scopo di individuare eventuali mutazioni genetiche. Non viene necessariamente eseguito alla diagnosi ed il suo utilizzo è ancora limitato, sebbene possa fornire informazioni che vanno a completare il quadro clinico e contribuire alla scelta del trattamento più adeguato. Infatti, alcuni pazienti possono avere mutazioni nei geni BRCA-1 e BRCA-2 e in questo caso è disponibile un trattamento mirato (come descritto più avanti).2

 

Una volta in presenza di una diagnosi, il medico effettuerà ulteriori test per definire se la presenza di cellule tumorali è limitata alla prostata o se, invece, hanno iniziato a migrare in altre zone dell’organismo. Questi test sono: la scintigrafia ossea, gli ultrasuoni, la Tomografia Computerizzata (TC), la risonanza magnetica o la PET.2

 

Non tutti questi esami si rendono necessari per tutti i pazienti, sarà compito del medico decidere quale tra questi sia più adatto per definire al meglio la situazione di ogni paziente.2

Illustrazione dell'apparato riproduttore maschile con pene, testicoli, vescica e prostata e un ingrandimento sulla zona prostatica per mostrare una prostata affetta da tumore (carcinoma o neoplasia) alla prostata

 

Prevenire il tumore della prostata

Non esiste, come per altre forme di neoplasia, un protocollo di prevenzione del tumore della prostata diffuso e comprovato universalmente, ma è comunque possibile diminuire il rischio di un suo sviluppo attraverso l'adozione di diversi stili di vita e scelte salutari. Si può, infatti, parlare di prevenzione primariasecondaria. Se sei interessato ad approfondire il tema ti segnaliamo un nostro articolo su come prevenire il tumore della prostata oltre alla nostra intervista al dottor Riccardo Valdagni, direttore del "Programma Prostata" della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, uno dei massimi esperti italiani sul tema.

 

 

I trattamenti per la neoplasia alla prostata

Come tutte le terapie anche quelle per il tumore alla prostata hanno effetti grandemente positivi sulla malattia, ma possono mostrare anche degli effetti collaterali. Per questo motivo, se il paziente non mostra sintomi, con una malattia non aggressiva, si attua quella che viene definita una “vigile attesa”. Questo approccio consiste nell’attuare come unica azione il monitoraggio del paziente con controlli frequenti (esplorazione rettale o PSA e in caso necessario nuove biopsie) fino a che non compaiono i sintomi.3

 

Una volta che la malattia diventa attiva (che quindi si manifestano i sintomi) le possibilità di intervento sono diverse:2

  • Chirurgia. Quando la malattia è confinata nella prostata o si diffonde solo ai linfonodi vicini ad essa, l’asporto chirurgico dell’intera zona (prostata e linfonodi appunto) può essere curativo, eliminare cioè il tumore del tutto. Se invece il tumore è più diffuso, alla chirurgia si possono associare altre opzioni. Puoi approfondire l'argomento con il nostro articolo su dove operarsi di tumore della prostata;

  • Radioterapia. La radioterapia utilizza energia ad alta potenza per uccidere le cellule tumorali. Le radiazioni possono provenire dall’esterno o dall’interno (brachiterapia). Questa seconda opzione implica l’utilizzo di piccoli semi radioattivi che vengono posizionati nel tessuto prostatico ed emettono basse dosi di radioattività. La radioterapia è un trattamento solitamente utilizzato in caso di tumore circoscritto alla zona prostatica ed è utilizzato soprattutto in associazione alla chirurgia;

  • Raffreddamento o riscaldamento del tessuto prostatico. Questo approccio è solitamente utilizzato in caso di tumore di piccole dimensioni, in casi in cui la chirurgia non è una strada percorribile:
    • Crioterapia. Uso di un gas molto freddo per congelare il tessuto prostatico. Il tessuto viene lasciato scongelare e la procedura si ripete. I cicli di congelamento e scongelamento uccidono le cellule tumorali;
    • HIFU (ultrasuoni focalizzati ad alta intensità). Questo trattamento consiste nell’uso degli ultrasuoni la cui energia viene concentrata per riscaldare il tessuto prostatico ed eliminarlo;

  • Ormonoterapia, Questo trattamento blocca la produzione dell’ormone testosterone, poiché questo sostiene la crescita delle cellule tumorali della prostata. L'interruzione della fornitura di testosterone può causare la morte o una crescita più lenta delle cellule cancerose.

  • Chemioterapia, Di solito è utilizzata se non si vedono risposte alla ormonoterapia e in tumori che non sono più localizzati solo nella prostata o linfonodi confinanti;

  • Immunoterapia, In questo approccio vengono somministrati farmaci che stimolano il sistema immunitario del paziente a combattere il tumore poiché riconosce come estranee le cellule tumorali. Si innesca quindi un meccanismo paragonabile a quello delle difese contro agenti patogeni esterni;

  • Terapia farmacologica mirata, Questo tipo di trattamenti ha la caratteristica di poter selezionare solo le cellule malate perché ha come target le irregolarità presenti solo su di esse. Prima di intraprendere una terapia farmacologica mirata, potrebbero essere condotte delle analisi genetiche per verificare la presenza di mutazioni, che sono il target di alcuni di questi trattamenti. In questo modo si può avere maggiore certezza che la terapia che si sta per intraprendere sia efficace. Tra questi farmaci troviamo gli inibitori di PARP (poly(ADP)-ribose polymerase) che vengono somministrati nel caso il paziente abbia mutazioni nei geni BRCA-1 e BRC-2.

 

Trattare correttamente il tumore della prostata è fondamentale anche per evitare fenomeni di recidiva, che si verifica con la comparsa nel sangue dell’Antigene Prostatico Specifico (PSA), che indica una ricomparsa della neoplasia dislocata rispetto alla posizione originale (puoi leggere di più sulla recidiva del tumore della prostate nel nostro approfondimento dedicato).

 

 

Oltre il tumore alla prostata: ripercussioni psicologiche e disagio

Per gli uomini a cui viene diagnosticato un tumore prostatico o che rientrano in un percorso di sorveglianza per controllare che non si sviluppi la neoplasia, è importante non sottovalutare la paura che possono avere rispetto allo stigma sociale e alle ripercussioni psicologiche legate a possibili problemi di incontinenza o di disfunzione sessuale che possono sfociare in depressione e ansia.

La tendenza dei malati è infatti quella di non manifestare il disagio psicologico conseguente al tumore e questo aggrava l’impatto già importante della malattia stessa. Curare quindi anche l’aspetto psicologico del paziente è cruciale per supportare la persona che affronta il tumore, ridurre l’isolamento sociale e consentire il mantenimento di una buona qualità di vita anche nel suo contesto famigliare.5

 

 

Approfondimenti sul tumore alla prostata

 

 

Fonti

Autore

Osmosia s.r.l.
Osmosia s.r.l.

Agenzia di medical writing composta da un mix multidisciplinare di esperti su tematiche afferenti ogni principale area clinica sanitaria.

In sintesi

Il tumore alla prostata è una condizione di natura benigna o maligna in cui le cellule del tessuto della ghiandola prostatica si riproducono senza controllo.

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