Epatite autoimmune

Immagine di fegato con stetoscopio per rappresentare l'epatite autoimmune

 

L'epatite autoimmune è una malattia cronica in cui il sistema immunitario attacca erroneamente le cellule del fegato provocando infiammazione dell’organo. Se non trattata può portare a gravi complicanze, tra cui cirrosi e insufficienza epatica, e al trapianto di fegato.

 

 

Indice degli argomenti

 

 

Che cos'è l'epatite autoimmune?

L'epatite autoimmune è una condizione patologica cronica del fegato dovuta ad una reazione del sistema immunitario verso le cellule epatiche che, una volta insorta, perdura per l’intera vita. Si tratta di una patologia rara, 3 o 4 volte più comune nelle donne che negli uomini, che tende ad insorgere intorno ai 45 anni e si stima colpisca tra le 10 e le 17 persone ogni 100.000 in tutta Europa. Inoltre, tra il 30 e il 50% delle persone affette da epatite autoimmune hanno anche un'altra malattia autoimmune, come malattie della tiroide, artrite reumatoide, colite ulcerosa o diabete di tipo 1.

 

È necessario distinguere due tipologie di epatite autoimmune:

  • Tipo 1: la forma di epatite autoimmune più comune, che costituisce circa l'80% dei casi. In questo tipo gli anticorpi anti-muscolo liscio (ASMA) attaccano le cellule della muscolatura liscia nel fegato provocando una sintomatologia simile a quella del lupus eritematoso sistemico, tanto che l’epatite autoimmune di tipo 1 è anche conosciuta come "epatite lupoide”. In questo caso, la valutazione ematica degli ASMA può essere un fattore determinante per la diagnosi.
  • Tipo 2: più rara della tipo 1 e spesso più grave. Compare solitamente in giovane età, è più frequente nelle donne affette da altre patologie di origine autoimmune come la tiroidite di Hashimoto o l’artrite reumatoide. In questo caso gli anticorpi circolanti sono gli anti-microsomi epatici di tipo 1 (anti-LKM1) e/o gli anticorpi anti-citosol epatico di tipo 1 (anti-LC1), entrambi in grado di riconoscere  alcune porzioni cellulari del fegato.1,2

 

 

 

 

 

Che sintomi causa l'epatite autoimmune

I sintomi dell'epatite autoimmune compiono solitamente quando la malattia è già attiva da tempo. Essa infatti nelle prime fasi è solitamente asintomatica e diventa sintomatica gradualmente con il passare del tempo e l’innalzamento del grado di infiammazione del fegato. I sintomi più comuni sono:

  • stanchezza;
  • malessere generale;
  • lievi dolori articolari o muscolari, che di solito peggiorano al mattino;
  • scarso appetito (inappetenza) e perdita di peso;
  • nausea;
  • prurito generalizzato;
  • eruzioni cutanee;
  • crescita cospicua dei capelli;
  • diarrea;
  • amenorrea;
  • mal di pancia o gonfiore addominale.

 

I sintomi sono, quindi, spesso aspecifici ed è molto comune che trascorra diverso tempo dalla comparsa della sintomatologia alla diagnosi. Nelle fasi più avanzate della malattia vi è l’insorgenza di sintomi più gravi quali:

  • edema, accumulo di liquidi nelle gambe, nei piedi e nelle caviglie;
  • ascite, accumulo di liquido nell’addome;
  • confusione mentale;
  • ittero, ingiallimento della porzione bianca degli occhi e della pelle;
  • lividi;
  • urina di colore scuro;
  • feci pallide.

 

Questi sintomi sono solitamente il segno della progressione della malattia e del manifestarsi di complicanze molto gravi quali: cirrosi epatica, ipertensione portale (della vena porta) e insufficienza epatica che spesso provoca il decesso.1,2

 

 

Uomo con ittero, un sintomo dell'epatite autoimmune, caratterizzato da occhi con colore giallo per malfunzionamento epatico

 

 

Quali sono le cause dell'epatite autoimmune?

Una causa definita che determini l’insorgenza dell’epatite autoimmune non è ancora stata scoperta, ma vi sono alcuni fattori che interagiscono come probabili concause. I fattori che interagiscono tra loro determinandone la patogenesi sono:

  • autoimmunità: la presenza di una patologia autoimmune aumenta notevolmente il rischio di svilupparne un’altra;
  • fattori ambientali, tra cui principalmente:
  • utilizzare alcuni farmaci, come nitrofurantoina, minociclina, atorvastatina o isoniazide;
  • contrarre alcuni virus, come epatite virale (epatite A, epatite B ed epatite C), Epstein-Barr virus, morbillo e herpes.
  • predisposizione genetica.1,2,3

 

Illustrazione con spiegazione differenze fegato sano fegato con epatite autoimmune e relative conseguenze

 

 

Che esami servono per la diagnosi di epatite autoimmune?

La diagnosi di epatite autoimmune è possibile tramite l’analisi della sintomatologia che porta allo svolgimento di alcuni esami ematici, che indichino una stima della funzionalità epatica, e la ricerca delle immunoglobuline specifiche della patologia. Tra questi i principali sono:

  • transaminasi;
  • gamma-GT;
  • fosfatasi alcalina;
  • bilirubina;
  • ANA;
  • ASMA;
  • LKM1.

 

In caso di sospetto di malattia viene solitamente eseguita anche un’ecografia addominale e fibroscan che consentono la valutazione morfologica del fegato e, quindi, del grado di fibrosi dei tessuti epatici.

 

In ultimo, l’esame utilizzato per la conferma della diagnosi è la biopsia epatica, ovvero il prelievo di una minima porzione di tessuto del fegato che viene analizzata poi in laboratorio per stabilire la gravità e lo stadio della patologia.1,2

 

 

Si può guarire dall'epatite autoimmune?

No, una volta insorta la patologia non vi è una cura. La malattia può entrare in remissione grazie alle cure se riconosciuta nella fase iniziale. In questi casi, con la terapia che riesce ad essere efficace, possono alternarsi momenti di ricaduta a periodi di remissione e la speranza di vita è di circa il 70% a 20 anni dalla diagnosi. Al contrario, se la patologia viene diagnosticata quando è già in fase avanzata o non viene effettuata la terapia, scende al 50% già nei primi 5 anni. In ogni caso molte persone, se il trattamento non ha un’efficacia completa, vanno incontro nel tempo  all’insorgenza di cirrosi epatica e all’ipotesi del trapianto di fegato.1,2

 

Cure attuali

Il trattamento per l’epatite autoimmune prevede l’utilizzo di alcune classi di farmaci:

  • farmaci immunosoppressori che riducono l’anomala risposta immunitaria che scatena la patologia ed in particolare l’azatioprina;
  • antinfiammatori steroidei per la loro azione antinfiammatoria e di soppressione della risposta immunitaria, in particolare il farmaco di prima scelta è il prednisolone, ma in alternativa viene utilizzato anche il budesonide.

 

Viene solitamente prescritta una dose elevata con la quale ottenere un miglioramento  immediato, per poi ridurre la dose che consenta un buon controllo dell’infiammazione, differisce quindi in base alla singola situazione.

 

Si consiglia inoltre a coloro che sono affetti da epatite autoimmune di seguire un regime alimentare che favorisca la salute del fegato.

 

Inoltre, coloro che non rispondono alla terapia, in alcuni casi possono essere sottoposti al trapianto di fegato.3,4

 

Cure in fase sperimentale

Sono attualmente in sperimentazione nuove terapie per il trattamento di diverse malattie autoimmuni tra cui l’epatite autoimmune. L’obiettivo di queste metodiche, che prevedono l’utilizzo di alcuni anticorpi monoclonali (es. ianalumab e belimumab) è quello di ristabilire l'equilibrio tra i meccanismi effettori e quelli regolatori del sistema immunitario.

 

Sebbene i risultati di questi studi non siano ancora disponibili, sembrano incoraggianti per il futuro.5

 

Anticorpi anti microsomi epato-renali o più semplicemente anticorpi anti LKM riconoscono patologie epatiche

 

 

Come si può prevenire l'epatite autoimmune?

Non esistono misure di prevenzione specifiche per l’epatite autoimmune ma è raccomandato, soprattutto a chi ha fattori di rischio, di mettere in atto alcuni comportamenti legati allo stile di vita, che possono rallentare la progressione della patologia. Tra questi i principali sono:

  • seguire una dieta varia ed equilibrata in cui sia ridotto il consumo di cibi grassi, sale e alcolici ma abbondante quello di frutta, cereali integrali, legumi e verdura;
  • fare attività fisica regolare;
  • evitare i farmaci epatotossici;
  • rispettare il calendario vaccinale per evitare di contrarre quei virus che possono indurre l’insorgenza di epatite autoimmune;
  • fare controlli medici regolari per verificare lo stato di salute del fegato
  • prendersi cura della propria salute psico-fisica.1,2,3

 

Nel caso di dubbi o sintomi, è importante rivolgersi tempestivamente al proprio curante.

 

 

Come si trasmette l'epatite autoimmune: è contagiosa?

No, l’epatite autoimmune, come tutte le altre patologie autoimmuni, non è contagiosa. È fondamentale distinguerla da patologie virali contagiose con cui condivide il nome, ovvero l’epatite A, l’epatite B e l’epatite C, la cui presenza è un fattore di rischio per lo sviluppo dell’epatite autoimmune.1,2

 

 

Fonti

  1. Mayo Clinic, Autoimmune hepatitis, 2022  (Ultimo accesso 27.03.2023)
  2. Cleveland Clinic, Autoimmune Hepatitis, 2023 (Ultimo accesso 27.03.2023)
  3. Linzay C.D., Sharma B., Pandit S., Autoimmune Hepatitis, Treasure Island (FL): StatPearls Publishing; 2023
  4. National Institutes of Health (NIH), Autoimmune Hepatitis, 2023 (Ultimo accesso 27.03.2023)
  5. Olivas I, Rodríguez-Tajes S, Londoño MC. Autoimmune hepatitis: Challenges and novelties. Med Clin (Barc). 2022 Sep 23;159(6):289-298. English, Spanish. doi: 10.1016/j.medcli.2022.04.004. Epub 2022 Jun 7. PMID: 35688746.

Autore

Clelia Palanza
Clelia Palanza

Biologa medical writer, ha curato ricerche, revisioni e pubblicazioni medico-scientifiche ed è stata responsabile di redazione della rivista “L’Arco di Giano”.

In sintesi

L'epatite autoimmune è una malattia cronica del fegato causata da una reazione del sistema immunitario che attacca erroneamente le cellule epatiche

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