
Scompenso cardiaco
Lo scompenso cardiaco (o insufficienza cardiaca) è uno stato che si verifica quando il cuore non riesce a pompare efficacemente la quantità di sangue necessaria all’organismo. Questa condizione è data dall’incapacità del cuore di contrarsi (sistole) e/o di rilassarsi (diastole) a causa di un’alterazione funzionale. Nel mondo circa l'1-2% della popolazione soffre di scompenso cardiaco. In Italia ne soffrono circa 600.000 persone, l’incidenza di scompenso cardiaco aumenta con l’età e arriva al 10% dopo i 65 anni.
La New York Heart Association (NYHA), sulla base dei sintomi clinici e dei tipi di attività fisica che il paziente è in grado di svolgere, ha classificato la severità clinica dello scompenso cardiaco in quattro classi:
Come viene diagnosticato lo scompenso cardiaco?Per una corretta diagnosi di scompenso cardiaco è fondamentale attestare la presenza di una disfunzione cardiaca sottostante, come un’anomalia cardiaca (infarto del miocardio), anomalie delle valvole (stenosi), o una combinazione di diverse alterazioni. Come suggerito dalla European Society of Cardiology (ESC), i principali esami per la diagnosi di scompenso cardiaco sono: l’ecocardiografia, l'ecocolordoppler, la cardio RM (risonanza magnetica), l'angiografia coronarica, la cardio TC (tomografia computerizzata), a questi vanno aggiunti altri test diagnostici aggiuntivi, come l’elettrocardiogramma (ECG) e test da sforzo.
Quali sono i sintomi, i fattori di rischio e le comorbidità associate allo scompenso cardiacoI pazienti con scompenso cardiaco presentano sintomi tipici, come difficoltà respiratoria, gonfiore piedi e gambe, e affaticamento, che possono essere accompagnati da segni clinici, come crepitii ed edema periferico.
I fattori di rischio hanno una grande importanza nell’insorgenza di scompenso cardiaco. Tra questi, i più importanti sono: malattia coronarica, ipertensione arteriosa (pressione arteriosa alta), diabete, storia familiare di malattie cardiache, obesità, malattie polmonari croniche, infiammazione o infezione cronica, malattie metaboliche, trattamento con agenti cardiotossici o abuso di alcol.
I pazienti con scompenso cardiaco presentano spesso comorbidità, le più frequenti sono: l’anemia (concentrazione di emoglobina <13 g/dL negli uomini e <12,0 g/dL nelle donne) e l’insufficienza renale o la malattia renale cronica che spesso influiscono sulla condizione di scompenso cardiaco, tanto da compromettere lo stato funzionale e la prognosi.
Il trattamento farmacologico e chirurgico dello scompenso cardiacoIl trattamento dello scompenso cardiaco è principalmente farmacologico e secondo le linee guida dell’ESC i punti cardine dell'attuale gestione di questa condizione sono: gli ACE (Angiotensin Converting Enzyme) inibitori, i bloccanti del recettore per l’angiotensina (ARB), i beta-bloccanti e gli antagonisti dei mineralcorticoidi (MRA).
È stato dimostrato che gli antagonisti neuro-ormonali (ACE inibitori, MRA e beta-bloccanti) riducono i ricoveri per scompenso cardiaco, migliorano la sopravvivenza e per questo sono raccomandati per il trattamento di tutti i pazienti con sintomi di scompenso cardiaco, a meno che non siano controindicati o non tollerati.
I beta-bloccanti e gli ACE inibitori sono complementari e possono essere iniziati insieme quando la diagnosi è accertata. L'aggiunta di MRA (spironolattone o eplerenone) agli ACE inibitori (o agli ARB se intolleranti agli ACE inibitori) e ai beta-bloccanti è raccomandata nei pazienti con scompenso cardiaco in classe da II a IV per ridurre la morbilità e la mortalità. Inoltre, in tutti i pazienti sintomatici è raccomandato l’uso dei diuretici per ridurre i segni di congestione e migliorare i sintomi.
Per i pazienti con scompenso cardiaco cronico o acuto che non possono essere stabilizzati con la terapia medica, possono essere utilizzati sistemi di supporto circolatorio meccanico.
Il trapianto di cuore, infine, è un trattamento accettato per lo scompenso allo stadio terminale.
Fonti
Autore![]()
Osmosia s.r.l.
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