Displasia
La displasia è una modificazione potenzialmente reversibile di un tessuto. Nella displasia si osserva una perdita di uniformità delle singole cellule e una perdita dell’architettura del tessuto. La displasia viene riscontrata soprattutto negli epiteli, dei tessuti costituiti da cellule ravvicinate e strettamente connesse, di cui la cute ne è un esempio.
Il termine displasia viene utilizzato anche in campo ortopedico per indicare uno sviluppo anomalo di una struttura ossea. La displasia congenita dell’anca, per esempio, è una condizione presente alla nascita in cui l’acetabolo, la cavità del bacino deputata ad accogliere la testa del femore, non si sviluppa correttamente e di conseguenza la testa del femore riesce a inserirvisi solo parzialmente.
- 1 Come appare il tessuto displastico?
- 2 Quali sono le cause della displasia?
- 3 Quali sono i sintomi della displasia?
- 4 Come si effettua la diagnosi di displasia?
- 5 Come si cura la displasia?
- 6 Quali sono le possibili conseguenze della displasia?
- 7 Fonti
Come appare il tessuto displastico?
In un tessuto displastico le cellule sono diverse per grandezza e forma; questo è un fenomeno descritto come polimorfismo. Alcune di queste cellule sono molto grandi e altre piccolissime e di aspetto immaturo. Spesso le cellule displastiche contengono nuclei di dimensioni abnormi. Tali nuclei assumono un colore scuro con tecniche di colorazione istologica, per via di un addensamento della cromatina, che è il complesso formato da DNA e proteine in cui è organizzato il materiale genetico presente nel nucleo.
Nel tessuto displastico sono presenti numerose cellule mitotiche, ossia cellule che si stanno dividendo. Negli epiteli squamosi stratificati, formati da diversi strati di cellule, le cellule in divisione sono normalmente confinate agli strati più profondi; al contrario, in un epitelio squamoso displastico, le cellule mitotiche sono presenti anche negli strati superficiali.
L’architettura del tessuto displastico differisce da quella normale. Esistono due tipi di epiteli squamosi stratificati: gli epiteli stratificati cheratinizzati, come la cute, in cui le cellule superficiali muoiono e si trasformano in squame, e gli epiteli stratificati non cheratinizzati, come ad esempio l’epitelio della bocca, dell’esofago, e della vagina, in cui le cellule superficiali sono vive.
La situazione in cui le modificazioni displastiche interessano tutto lo spessore dell’epitelio, rimanendo però confinate in un’area dell’epitelio, è considerata una forma iniziale di neoplasia ed è chiamata “carcinoma in situ”.
Quali sono le cause della displasia?
La displasia è indotta da uno stimolo infiammatorio o irritativo. L’esposizione ripetuta a sostanze chimiche, come per esempio gli idrocarburi aromatici, o ad agenti fisici, come ad esempio le radiazioni solari, può causare displasia.
Il fumo di sigaretta può causare la displasia dell’esofago. L’irritazione causata dal contenuto dello stomaco nella malattia da reflusso gastroesofageo può causare la metaplasia di Barrett (o esofago di Barrett). Anche agenti biologici, come i virus, possono stimolare alterazioni displastiche. Questo è il caso dell’infezione da HPV (papillomavirus umano) che è coinvolta nella formazione della neoplasia intraepiteliale cervicale, una lesione precancerosa che può precedere la comparsa del tumore del collo dell’utero.
Quali sono i sintomi della displasia?
La displasia è una condizione asintomatica che non crea disturbi al paziente. Per questa ragione il paziente non può sospettare la presenza di questa condizione e viene a scoprirla solo se viene eseguito un esame istologico su un campione di tessuto displastico.
Come si effettua la diagnosi di displasia?
La displasia può essere identificata solamente effettuando una biopsia del tessuto ed eseguendo un esame istologico sul campione così ottenuto. Una sezione sottilissima del campione viene osservata al microscopio dopo essere stata colorata con apposite tecniche, che mettono in risalto l’aspetto morfologico delle cellule. Tale esame permette di stabilire la gravità della displasia, che può essere lieve, moderata o severa.
Come si cura la displasia?
Il primo intervento, quando possibile, consiste nell’eliminare la causa scatenante della displasia, che permette di fare regredire la neoplasia lieve o moderata. Per esempio, nell’esofago di Barrett, conseguenza della malattia da reflusso gastroesofageo si utilizzano dei farmaci per ridurre l’acidità gastrica.
Alcune condizioni, come l’esofago di Barrett, vengono monitorate nel tempo eseguendo degli esami endoscopici (endoscopia) periodici (sorveglianza endoscopica) per intercettare tempestivamente qualsiasi evoluzione potenzialmente maligna.
Per ridurre il rischio che la lesione evolva in neoplasia, specialmente in caso di displasia severa/carcinoma in situ, si elimina l’epitelio interessato dalle modificazioni displastiche ricorrendo all’eliminazione chirurgica o ad altre tecniche come la laserterapia, l’ablazione con radiofrequenza, la crioablazione e la termocoagulazione.
Quali sono le possibili conseguenze della displasia?
La displasia può evolvere in neoplasia. Per esempio, nell’esofago dei fumatori e nell’esofago di Barrett si osserva una grave displasia che precede la comparsa del tumore; similarmente, la displasia cervicale precede temporalmente il tumore della cervice uterina; e la displasia gastrica aumenta il rischio di tumore allo stomaco.
È importante precisare che la displasia non progredisce necessariamente in cancro: rimuovendo le cause scatenanti, una displasia lieve o moderata dell’epitelio può infatti regredire.
Fonti
- Buckley CH, Butler EB, et al. Cervical intraepithelial neoplasia. J Clin Pathol. 1982;35(1):1-13. doi:10.1136/jcp.35.1.1;
- Castle PE, Murokora D, et al. Treatment of cervical intraepithelial lesions. Int J Gynaecol Obstet. 2017;138 Suppl 1:20-25. doi:10.1002/ijgo.12191