La sternotomia è una pratica chirurgica (considerata la tecnica gold standard) eseguita in tutte le operazioni chirurgiche che coinvolgono il cuore e che consiste nell’apertura dello sterno. La sternotomia rappresenta, infatti, la parte iniziale di numerosi interventi cardiochirurgici, come l’impianto di un bypass aorto coronarico oppure le valvuloplastiche.

Inoltre, viene praticata per interventi al torace, come la chirurgia mediastinica, polmonare bilaterale, della trachea inferiore o del bronco principale. La procedura consiste nell’incisione verticale dello sterno, l’osso che fa parte della cassa toracica e che protegge anteriormente il mediastino (la porzione anatomica del torace in cui si trovano cuore e polmoni). Attraverso questo approccio, il chirurgo può visualizzare la cavità toracica e il cuore per intero, in modo da controllare l’intero campo operatorio e poter maneggiare gli strumenti chirurgici in modo diretto. Grazie al pieno controllo visivo, la cardiochirurgia tramite sternotomia è sicura ed efficiente, ha tassi di successo molto alti e risultati eccellenti, comprovati a lungo termine.

Indice
  • 1 Come si esegue la sternotomia
  • 2 A cosa serve la sternotomia
  • 3 Rischi e conseguenze della sternotomia
  • 4 Fonti

Come si esegue la sternotomia

Lo sterno è un osso lungo e piatto, situato al centro del torace la cui stabilità è un requisito fondamentale per un processo di respirazione ottimale: durante le fasi di inspirazione ed espirazione (ovvero quando si incamera aria ricca di ossigeno nei polmoni e poi la si espelle), i polmoni si dilatano e si comprimono.

La struttura del torace deve far fronte a questi cambiamenti di forma assicurando sempre una respirazione fisiologica. Il modo in cui viene eseguita l’incisione nella sternotomia, quindi, è fondamentale per garantire una buona riuscita dell’operazione: una volta che lo sterno è diviso, deve essere stabilizzato per consentire la guarigione dell’incisione nonostante i continui movimenti respiratori. Uno sterno instabile, infatti, può provocare un’infezione della ferita. Per questa ragione la corretta esecuzione della sternotomia e la corretta chiusura sternale sono passaggi molto importanti di ogni operazione chirurgica a carico del torace.

La sternotomia si esegue in anestesia generale, in sala operatoria. In generale, quando si parla per sternotomia si intende la sternotomia mediana verticale, in cui l’incisione segue la linea verticale del corpo (perpendicolare al pavimento), ed è lunga di solito 12-18 cm. L’incisione dell’osso è effettuata con una sega elettrica o pneumatica, controllandone sempre la profondità in modo da evitare di colpire, accidentalmente, il ventricolo destro. Di solito prima dell’incisione viene interrotta anche la respirazione, tramite ventilazione, per evitare di colpire la pleura (la membrana che riveste i polmoni). Eseguita la sternotomia, il chirurgo può eseguire l’operazione previsto, che sia l’innesto di un vaso in grado di collegare arterie coronarie e aorta, la sostituzione di una valvola cardiaca, oppure altro. Una volta completata l’operazione, il chirurgo procederà a un’altra fase, piuttosto delicata, della sternotomia: la chiusura dell’incisione, prima dell’osso e poi dei tessuti sovrastanti. A seconda del tipo di intervento eseguito sul paziente, della durata e dello stato clinico, il paziente potrebbe dover rimanere in ospedale alcuni giorni dopo la procedura.

A cosa serve la sternotomia

La sternotomia viene effettuata tutte quelle volte in cui è richiesta un’operazione chirurgica della cavità toracica: per questo è ritenuta la procedura iniziale standard di molti interventi. Tra gli interventi chirurgici che prevedono una sternotomia troviamo:

Rischi e conseguenze della sternotomia

Se la sternotomia e la chiusura dello sterno vengono eseguite correttamente, le complicazioni legate alla tecnica e gli esiti negativi dell’intervento sono rari, e dipendono piuttosto da fattori di rischio correlati al paziente come l’osteoporosi o il diabete. La sternotomia è vantaggiosa in quanto può essere eseguita rapidamente e consente di agire in maniera diretta su tutte le patologie situate nel mediastino. Tra le complicanze di questa procedura ci sono la possibilità di instabilità sternale e le infezioni a carico dello sterno e del mediastino, ancora associate a un alto tasso di mortalità (fino al 10-35%).

Sebbene la sternotomia rimanga lo standard per gli interventi cardiochirurgici e al torace, è comunque considerata una procedura invasiva, e quando possibile si ricorre ad approcci diversi, di chirurgia cardiaca mini-invasiva, solitamente effettuata tramite videotoracoscopia: in questo caso il chirurgo effettua delle piccole incisioni sul torace inserendo strumenti chirurgici che vengono manovrati dall’esterno.

Fonti